Il testo di Carlo Oliva apparso su “A – rivista anarchica” nel mese di novembre 2005.
http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/
Non è certo il caso di scandalizzarsi se gli uomini di chiesa s’intromettono nelle cose civili. È il loro mestiere e lo hanno sempre fatto, da che mondo è mondo, in forme assai più moleste di quelle cui ci è toccato di assistere negli ultimi tempi. In quanto portatori di un quadro valori tanto rigido da poter essere spacciato, nonostante certe palesi assurdità, per “naturale” (come a dire l’unico possibile), non si sono mai rassegnati a lasciarne l’applicazione alla libera scelta dei membri della comunità.
Sono convinti, sulla base di oscure speculazioni teologiche, che l’umanità, massa damnationis per definizione, abbia una deplorevole tendenza a sviarsi dal retto cammino (intendendo per tale quello che indicano loro) e considerano proprio dovere, anzi, proprio “compito pastorale”, riportarcela e tenercela. Lo fanno, a loro dire, per il bene stesso degli interessati e si capisce che in questa prospettiva il ricorso a un qualche metodo coercitivo è, non che lecito, doveroso.
La libertà di scelta, tanto in campo teoretico quanto sul terreno pratico, è strumento troppo pericoloso per lasciarlo a disposizione di tutti: capace sarebbe, la gente, di adottare comportamenti e costumi, sul piano morale e politico, tali da ostacolare l’esplicarsi nel mondo del piano provvidenziale. E non dite che certe questioni, come quelle sessuali e familiari, sono affatto private e che non si capisce proprio – per esempio – perché il clero dovrebbe dolersi se qualcuno che religioso non è decide di convivere senza sposarsi o di praticare l’omosessualità.
A parte il fatto che già il fatto stesso che qualcuno si dichiari non religioso – dal loro punto di vista – grida vendetta , non c’è materia, per quanto personale e privata, non c’è opzione possibile in cui la chiesa, forte della sua secolare saggezza e dell’assistenza diretta dell’Onnipotente, non pretenda di dire la sua. Impedirglielo sarebbe (è) abuso gravissimo.
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Speciale su Fabrizio De André: “…in direzione ostinata e contraria…”
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